“Quello che emerge in questo momento è una consapevolezza diffusa sulla necessità di mettersi a riparo dai rischi idrogeologici connessi al cambiamento climatico. Ci sono settori più vulnerabili come l’agricoltura e il turismo. Tuttavia abbiamo visto anche dal recente piano nazionale di adattamento climatico che una grossa fetta del nostro territorio è a rischio e dunque anche le imprese che insistono su quel territorio”. Ad affermarlo Barbara Gatto, responsabile Politiche ambientali della CNA, nel faccia a faccia con Massimo Gargano, direttore generale dell’Anbi, l’Associazione nazionale dei consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue, che si è svolto nella sede dell’agenzia “Dire”.
Soprattutto dopo gli ultimi eventi in Emilia Romagna, Toscana e Marche, ha sottolineato Barbara Gatto, “il tema ha acquisito un’attenzione molto alta con percorsi di prevenzione specifici rispetto alle caratteristiche del territorio, ovviamente anche con un supporto della nostra Confederazione in termini di sensibilizzazione e di accompagnamento. Qualcosa si sta muovendo in più rispetto al passato, anche condividendo e mettendo a sistema le esperienze virtuose. Ma è anche vero che non tutto può essere risolto dalle imprese.”
“Quello della riqualificazione del territorio è un tema che richiede una forte governance, un’adeguata programmazione di cui deve farsi carico il pubblico. Da questo punto di vista una spinta più incisiva ai singoli Stati membri ad attrezzarsi può essere utile per accelerare le politiche di mitigazione dei rischi”, ha concluso Barbara Gatto.
Questo articolo Alluvioni e frane, non lasciare le imprese da sole è stato pubblicato su CNA.
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