Il rapporto tra legalità e imprese è stato il tema al centro dell’incontro organizzato al teatro comunale ‘Ebe Stignani’ di Imola organizzato dalla locale CNA. Ospite d’onore il procuratore di Napoli, Nicola Gratteri (che di recente è stato ospite in CNA Nazionale), è intervenuto all’iniziativa il nostro segretario generale, Otello Gregorini.
Dopo i saluti istituzionali di Ornella Bova e Luca Palladino, rispettivamente direttrice e presidente di CNA Imola, e del sindaco Marco Panieri, è partito il confronto, moderato dal vicedirettore del quotidiano ‘Il Resto del Carlino’, Valerio Baroncini, che è stato inframmezzato dalla lettura di alcuni passaggi del libro ‘Una cosa sola’ scritto dal procuratore noto per il suo impegno antimafia assieme al saggista Antonio Nicaso.
“Man mano che passano gli anni, è sempre più difficile vedere le mafie perché sono sempre più come noi – ha esordito Gratteri – La differenza sostanziale è che i mafiosi hanno tanti soldi. E li vediamo seduti al tavolo con imprenditori, politici, pubblici amministratori e uomini delle istituzioni”.
Per quanto riguarda il rapporto con la politica, “le mafie votano e fanno votare – ha ricordato il procuratore – ma non hanno ideologia: puntano sul candidato che pensano possa dar loro maggiori opportunità. Poi il mafioso busserà quando ci sarà bisogno di una variante al piano regolatore, di un cambio di destinazione d’uso o di lavori in somma urgenza. E in tutto questo non c’è sangue né violenza”.
Gratteri ha poi affrontato il tema conduttore della serata: le imprese che, nonostante le tante difficoltà quotidiane, continuano a operare nella legalità. “Gli imprenditori mafiosi giocano con un mazzo di carte truccate – ha sottolineato – Non hanno bisogno di andare in banca per avere un prestito. E quando un privato decide di costruire una villa e chiede tre preventivi, l’imprenditore mafioso si aggiudicherà i lavori a prezzo di costo perché il suo obiettivo è quello di giustificare la propria ricchezza. E ha interesse a costruire una relazione con chi vuole quella villa perché vuole accreditarsi sul territorio”.
“Oggi essere un’impresa onesta è una scelta coraggiosa che merita rispetto e supporto da parte di tutti. Chiediamo velocità e incentivi per chi vuole operare nella legalità”, ha spiegato quindi Luca Palladino, presidente di CNA Imola. “La legalità non è un concetto astratto, ma tocca la quotidianità di ognuno di noi. Noi – ha evidenziato – siamo molto radicati sul territorio e rappresentiamo quella piccola impresa che si trova di fronte una concorrenza spesso sleale. Non ci sono solo i grandi reati e la criminalità organizzata, ma anche lavoro nero, evasione fiscale e mancato rispetto delle regole di sicurezza: tutti comportamenti che danneggiano chi rispetta le regole ogni giorno”.
La parola quindi al segretario generale della CNA. “La scelta della legalità è nel nostro Dna, nel Dna della CNA – ha esordito Gregorini – fin dalla sua origine, quasi ottant’anni fa. Rappresenta un valore fondante della nostra Confederazione. Non poteva essere altrimenti: la legalità è il presupposto per l’ordinato svolgimento della vita sociale e della crescita economica”.
Le condizioni “esterne”, però, in numerosi casi spingono, o perlomeno contribuiscono a spingere, gli imprenditori alla ricerca di ‘scorciatoie’ pericolose. Ma è proprio nei momenti peggiori che CNA sostiene con più forza gli imprenditori.
“È lì che dobbiamo essere al loro fianco – ha avvertito il Gregorini – in questi frangenti nei quali, a esempio, si rischia di prendere apparenti scorciatoie, come l’usura, che non sono la strada giusta. Noi anche in quell’ultimo miglio dobbiamo fare la nostra parte. Noi diciamo ‘meglio fallire che ricorrere all’usura’ così come diciamo ‘non ricorrete alle scorciatoie, dalle scorciatoie non si esce’, anche se comprendiamo quanto sia traumatico compiere certe scelte, chiudere l’attività se non c’è la possibilità di andare avanti. Ma la chiusura deve rappresentare l’inizio della ripartenza. A tal proposito, però, pur consapevole che sulla crisi d’impresa sono stati compiuti passi in avanti, ancora si deve lavorare, perché se un artigiano, un commerciante, un imprenditore è costretto a chiudere l’attività non debba portare – ha concluso il nostro segretario generale – con sé questa decisione come se fosse una sorta di macchia indelebile”.
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