I saloni di acconciatura e i centri estetici, come molte altre attività del comparto artigianale, affrontano quotidianamente una complessa serie di sfide gestionali, organizzative ed economiche. A queste si è aggiunto, con la Legge di Bilancio 2024, l’obbligo di stipulare una polizza assicurativa contro i rischi catastrofali – obbligo che, secondo molti operatori del settore, rischia di trasformarsi in un ulteriore aggravio in capo alle imprese, più che rappresentare una reale garanzia di tutela.
Sebbene l’intento alla base dell’obbligo – quello di proteggere le imprese da eventi naturali estremi come terremoti, incendi o alluvioni – sia importante e condivisibile, nella pratica, l’applicazione generalizzata e indistinta della norma ha suscitato numerose perplessità, soprattutto da parte delle microimprese e dei professionisti del benessere.
Molte imprese si sono trovate impreparate e disorientate di fronte alla scadenza del 31 marzo 2025, fissata inizialmente per l’entrata in vigore dell’obbligo, poi posticipata a gennaio 2026, su richiesta delle associazioni di categoria. Lo scorso 7 aprile in audizione presso l’VIII Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera, i rappresentanti di CNA, convocati con le altre associazioni datoriali hanno ribadito con forza che tale obbligo, introdotto senza un’adeguata preparazione del mercato assicurativo e senza strumenti concreti a supporto delle imprese, rischiava di diventare dannoso anziché utile.
La nuova scadenza, fissata a gennaio 2026, rappresenta un’opportunità per sciogliere i numerosi nodi ancora irrisolti: dalla mancanza del portale Ivass, fondamentale per confrontare le offerte e scegliere con consapevolezza, all’assenza di criteri standard nei contratti assicurativi. Oggi, circa 4 milioni di imprese italiane non sono in grado di sottoscrivere una polizza in modo informato, né sui livelli di copertura né sui meccanismi di risarcimento.
In particolare, le piccole imprese tra cui, appunto, molte imprese che operano nel settore del benessere, criticano una norma che, allo stato attuale, è pensata per una media impresa con un carico immobiliare e una esposizione economica maggiori. In questo contesto, l’obbligo assicurativo rischia di essere ingiustamente penalizzante.
CNA, congiuntamente ad altre associazioni di categoria, chiede quindi che:
- Siano esonerate le imprese che operano in locali in affitto da privati, non avendo la titolarità diretta dei beni immobili assicurabili.
- Siano escluse dall’obbligo le imprese in regime forfetario e quelle con attrezzature di valore inferiore ai 20.000 euro.
- Venga risolta la questione degli abusi edilizi minori, che oggi impediscono la copertura assicurativa per difformità spesso marginali e burocratiche.
Nonostante le promesse di tutela, le associazioni segnalano una preoccupante discrepanza tra gli obiettivi della norma e la realtà operativa delle imprese italiane. Senza un mercato assicurativo preparato, strumenti di confronto adeguati e una definizione chiara dei criteri di copertura, il rischio è che l’obbligo assicurativo non tuteli realmente le imprese, ma si trasformi in un aggravio burocratico ed economico.
In attesa di ulteriori sviluppi normativi, CNA invita le imprese a rivolgersi alle sedi territoriali per ricevere assistenza personalizzata e aggiornamenti sulla normativa vigente.
Questo articolo Obbligo assicurativo per eventi catastrofali: le criticità per le imprese del benessere è stato pubblicato su CNA.
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