“Il Tax credit va rivisto perché così come è ora favorisce solo due-tre grandi aziende: il 76% infatti è stato utilizzato per le serie tv, web e la produzione esecutiva dei film stranieri. Al cinema è andato il rimanente 24%, con i film fatti da piccole e medie imprese a quota 5 o 6%. Le startup, le medie, piccole e micro imprese non ce la faranno se non adeguatamente sostenute”. A lanciare l’allarme il presidente di CNA Cinema e Audiovisivo, Gianluca Curti, in una lunga intervista rilasciata oggi al “Il Fatto Quotidiano“.
Per queste ragioni prosegue il lavoro di concertazione con il ministero della Cultura, come sottolinea Curti: “Il 16 agosto con tutte le altre associazioni stavamo al telefono con il sottosegretario Borgonzoni per costruire, smussare e trovare un accordo. L’abbiamo fatto sottotraccia, ma nessuno ha dormito, abbiamo sempre lavorato”.
Secondo un’indagine di CNA Cinema Audiovisivo, alla quale hanno partecipato circa 400 imprese, il 72% ritiene che con l’attuazione delle norme proposte finirebbe fuori mercato entro uno o al massimo due anni, anche perchè ricorda il presidente di CNA Cinema e Audiovisivo “vanno reintrodotti per il tax credit i cap, i tetti di spesa per azienda o gruppi di azienda che in questa fase sono stati tolti. Un primo schema di finanziamento, tax credit e selettivi per aziende, di proprietà o partecipate da gruppi multinazionali, con un fatturato da x in su, e uno schema ad hoc per le italiane e indipendenti, affinché possano fare un campionato inter pares. Non è serie A e serie B – conclude Curti – ma il riconoscimento e la tutela della differenza”.
Qui l’articolo del Fatto Quotidiano
Qui l’articolo del Mattino
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