CNA lancia l’allarme a Bruxelles: rivedere subito il CBAM, prima che faccia chiudere migliaia di imprese

Feb 20, 2025News Nazionali0 commenti

La CNA ha organizzato martedì 18 a Bruxelles una tavola rotonda per valutare l’impatto del Carbon Border Adjustment Mechanism (CBAM) sulle micro, piccole e medie imprese italiane già oggetto di un articolato e denso ‘position paper’ firmato dalla nostra Confederazione.

All’iniziativa, oltre ai rappresentanti della CNA, hanno partecipato alti funzionari pubblici italiani ed europei e numerosi europarlamentari, tra i quali i vicepresidenti della commissione Itre (Industria, ricerca ed energia) Elena Donazzan e Giorgio Gori.

In apertura dei lavori, la responsabile dell’Ufficio di Bruxelles della nostra Confederazione, Elisa Vitella, ha ricordato le attività di sensibilizzazione delle istituzioni Ue condotte fin dallo scorso mese di ottobre e le iniziative già programmate nei prossimi mesi dalla Commissione europea sulle quali saranno necessari coordinamento e condivisione con gli europarlamentari italiani e con la Rappresentanza permanente d’Italia presso l’Unione europea.

Intervenendo alla tavola rotonda, Maria Rita Sofi, dell’Ufficio politiche energetiche di CNA Nazionale, ha spiegato che il CBAM è una misura di politica ambientale finalizzata a evitare il “carbon leakage”, la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, frutto dell’ingresso nella Ue di merci extra-europee che non rispettano le nostre normative di tutela ambientale e rischiano così di vanificare i nostri sforzi per ridurre le emissioni ‘climalteranti’. Fin dalla fase transitoria sono emerse le criticità del CBAM che hanno messo in evidenza come il sistema non sia tarato sulla dimensione aziendale reale delle imprese, nella stragrande maggioranza piccole. Perdipiù, al mondo delle piccole imprese non è stato neanche permesso di partecipare alle occasioni di confronto organizzate a livello istituzionale. In Italia, Paese dalla economia di trasformazione di qualità, le piccole imprese della trasformazione dei metalli sono state particolarmente colpite dagli effetti distorsivi determinati di fatto dal regolamento. Due sono gli impatti negativi che il CBAM sta determinando sulle mPmi. Prima di tutto vengono caricati su queste imprese oneri burocratici troppo onerosi per la loro dimensione. Inoltre, il sistema esclude dalla sua applicazione tutta una serie di semilavorati e prodotti finiti realizzati fuori dalla Ue che già permettono ai produttori prezzi più bassi della media europea per lo scarso, o mancato, rispetto delle norme sulle condizioni di lavoro e sulla tutela dell’ambiente.

A collegarsi a questo intervento è stata Valentina Di Berardino, coordinatrice di CNA Produzione, che ha sottolineato come questo regolamento non arrecherà benefici ambientali. Nel contempo, sta già creando svantaggi competitivi alle piccole imprese europee e in particolar modo italiane. Il nostro obiettivo – ha tenuto a precisare – non è quello di smantellare il CBAM ma di avere più attenzione da parte delle istituzioni comunitarie per la competitività delle imprese continentali attraverso lo snellimento degli oneri burocratici e una maggior tutela dei prodotti ad alto valore aggiunto. L’Italia – ha rammentato – sconta già una posizione di svantaggio rispetto agli altri partner-concorrenti europei sul fronte del costo delle materie prime. Il nostro Paese dipende infatti fortemente dall’estero. Le importazioni di beni climalteranti individuate nelle liste del CBAM provenienti da fuori Ue rappresentano il 2,8% del totale, per un controvalore di 16,7 miliardi di euro, una quota molto più elevata di quelle di Francia, Germania e Spagna. Le mPmi italiane si troveranno a pagare la materia prima extra-Ue a un prezzo superiore e a vedere azzerata l’innovazione del processo di produzione dei prodotti semilavorati.

La presidente nazionale di CNA Meccanica, Roberta Piccinini, ha evidenziato con forza la necessità di rivedere immediatamente il CBAM rilevando come la sua attuale formulazione stia già creando squilibri gravi per le imprese di trasformazione, un settore che coinvolge centinaia di migliaia di imprese che operano in diversi settori strategici della nostra manifattura. Ancor più allarmante si prevede la situazione a partire dal primo gennaio 2026 quando il costo delle materie prime interessate subirà incrementi significativi e a cascata determinerà aumenti rilevanti nei costi di produzione. Ingiustificabile e insopportabile poi è la possibilità che avranno i concorrenti extra europei di poter praticare a parità di prodotto prezzi più bassi, senza dover affrontare i costi aggiuntivi imposti alle imprese europee. “Se attendiamo la relazione sull’impatto del CBAM, prevista per il 2028 – ha lanciato in conclusione il suo allarme Roberta Piccinini – esiste il rischio che molte imprese del settore nel frattempo abbiano chiusi i battenti. Dobbiamo agire ora per salvaguardare la competitività e il futuro delle nostre imprese. Chiediamo che la revisione venga anticipata già alla fine del periodo transitorio”.

 

 

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