In un contesto di crisi demografica e sfide globali, l’imprenditoria immigrata si conferma un pilastro essenziale dell’economia italiana. Secondo il Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024 realizzato da IDOS in collaborazione con CNA e presentato oggi Roma, le imprese guidate da stranieri sono cresciute del 32,7% in dieci anni, raggiungendo 660.000 unità e superando l’11% del totale.
Il cambiamento più significativo riguarda l’evoluzione della forma giuridica: mentre le imprese individuali restano dominanti (73%), le società di capitale sono quasi triplicate (+160%), segnalando una maggiore solidità e competitività. Inoltre, mentre le imprese giovanili italiane sono diminuite del 22,8%, quelle guidate da giovano immigrati hanno subito un calo simile ma mantengono comunque il 19% del totale delle imprese immigrate.
Tra il 2013 e il 2023 gli imprenditori stranieri si espandono oltre i settori tradizionali (commercio ed edilizia), registrando forti incrementi in alloggio e ristorazione (+57,6%), servizi alla persona (+101,6%) e in ambiti ad alta qualificazione come attività scientifiche e tecniche (+56%) e sanità e assistenza sociale (+77,6%).
Dal punto di vista geografico, la crescita è diffusa in tutto il Paese. Il Nord resta il polo principale (Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto), ma il Sud accelera, con Campania (+72,8%) e Puglia (+33,8%) in forte espansione. Roma e Milano si confermano capitali dell’imprenditoria immigrata, mentre Napoli e Caserta emergono come nuovi centri dinamici.
Il vicepresidente CNA, Marco Vicentini, concludendo la presentazione del rapporto ha invitato a immaginare “l’Italia senza imprenditori immigrati. Senza i ristoranti, le botteghe artigiane, le imprese edili, i servizi alla persona che ogni giorno danno lavoro a migliaia di persone. Senza quelle saracinesche che, grazie al coraggio di chi è arrivato da lontano, restano alzate nelle nostre città e nei nostri paesi, anche dove le attività italiane hanno chiuso da tempo”.
La realtà è un’altra. “Gli imprenditori immigrati sono qui – ha detto Vicentini – investono, innovano e creano lavoro. Non sono un fenomeno temporaneo, ma parte integrante del nostro sistema economico. La vera domanda che dobbiamo porci è: vogliamo lasciarli soli ad affrontare ostacoli inutili, o vogliamo costruire insieme un sistema che valorizzi davvero il loro contributo?”
I dati del Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024 ci confermano come l’imprenditorialità straniera non sia un fenomeno di nicchia, ma una colonna portante dell’economia italiana. Con oltre 650.000 imprese a conduzione immigrata, stiamo parlando di un motore di crescita, innovazione e inclusione sociale. Queste imprese non solo creano lavoro, ma favoriscono anche la coesione territoriale, colmando vuoti demografici e settoriali in molte aree del Paese.
“Come CNA, ci impegniamo a promuovere soluzioni concrete che favoriscano un’economia più inclusiva e competitiva. Non possiamo permetterci – ha aggiunto Vicentini – di sprecare il talento e l’energia di chi vuole investire nel nostro Paese. Dobbiamo semplificare, sostenere e accelerare i percorsi per chi vuole fare impresa, indipendentemente dal luogo di nascita. Questi tre punti – corridoi professionali e trasmissione d’impresa, formazione pre-partenza e sostegno all’imprenditoria femminile – devono diventare parte integrante delle politiche economiche e del lavoro in Italia e in Europa.
Questo articolo Imprenditori immigrati ancora in crescita a 660mila attività è stato pubblicato su CNA.
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