“È arrivato il momento che la politica dia le risposte giuste al settore della moda. Le risposte giuste ai nostri artigiani per quanto fanno con le mani, la testa, il cuore. E per quanto creano, orgoglio del Made in Italy in tutto il mondo”. Ad affermarlo il nostro presidente nazionale Dario Costantini intervenendo da remoto al “Dialogo sul settore moda” tenutosi questa mattina a Roma nell’auditorium della CNA. Una mattinata densa di interventi nella quale, allo stesso tavolo, imprenditori e sindacalisti si sono confrontati con il cattivo momento del settore, un cattivo momento peraltro che dura da quindici anni perlomeno.
Nel suo intervento Costantini – in partenza per Monaco di Baviera, dove concluderà la Conferenza europea dell’artigianato – ha messo in risalto il peso specifico di artigiani e piccole imprese nel sistema Paese e ha evidenziato il loro ruolo anche innovativo, sottolineando a esempio che un terzo delle piccole imprese utilizza l’Intelligenza artificiale. Purtroppo i luoghi comuni sono duri a morire e soprattutto le leggi non sono adeguate alla realtà in mutamento: la Legge quadro sull’artigianato risale a oltre quarant’anni fa.
Il presidente nazionale della CNA ha in seguito evidenziato due ‘vulnus’ recenti al sistema imprenditoriale italiano, e più precisamente agli artigiani, le micro e le piccole imprese. Prima di tutto, la mancata soluzione del caro energia, perlomeno per i ‘piccoli’.
“Non ci piace il decreto energia – ha ribadito – che esclude dai tagli alle bollette oltre un milione di imprese perché hanno una potenza installata inferiore a 16,5kW. Imprese che già si trovano a pagare l’energia molte decine di punti più cara dei concorrenti europei”. E non ci piace “quella tassa camuffata rappresentata dai contratti assicurativi a copertura dei danni ai beni direttamente cagionati da calamità naturali ed eventi catastrofali. Questo provvedimento non solo in diversi casi non mette al riparo dalle conseguenze delle calamità – ha denunciato il presidente Costantini – ma in un mese pretende da quasi quattro milioni di imprese la sottoscrizione di polizze particolarmente complesse, rispetto alle quali sono state fornite modalità operative solo a fine febbraio”.
A introdurre i lavori è stato il nostro responsabile dipartimento Relazioni sindacali, Maurizio De Carli, che ha posto l’accento sull’importanza del dialogo sociale e sul ruolo che tale dialogo ha nel comparto al centro del dibattito, ricordando come fin dagli anni ottanta le relazioni sindacali sono state intese in senso più ampio e la CNA e i sindacati non le hanno limitate alle fasi contrattuali.
Il peso del settore moda nell’economia nazionale e il suo stato di salute sono stati illustrati dal responsabile Centro studi CNA, Antonio Murzi. Il comparto rappresenta una delle realtà più importanti della manifattura italiana con il 16% delle imprese, il 12,3% dell’occupazione, l’8,6% della ricchezza totale e il 10,5% delle esportazioni. E’ il settore nel quale le donne sono oltre il 55% delle addette. E dove è significativamente rilevante il contributo di artigiani, micro e piccole imprese, che rappresentano il 95,9% della base produttiva e il 54,7% della forza lavoro, realizzano il 22,9% del fatturato e contribuiscono a creare il 35,7% del valore aggiunto.
Il biennio 2023/2024 è stato molto duro per il settore della moda, che ha perso il 9,7% di valore aggiunto contro il -1,9% del comparto manifatturiero riducendo del 3% la forza lavoro. Il brutto momento in realtà dura però da ben prima, è scoppiata quindici e passa anni fa, ai tempi della bolla finanziaria.
La parola è passata quindi al responsabile nazionale di CNA Federmoda, Antonio Franceschini, che ha sottolineato le difficoltà delle imprese del settore e le richieste conseguenti alla politica: ammortizzatori sociali, più favorevole accesso al credito, facilitazioni nei versamenti tributari ed erariali. Franceschini ha ricordato inoltre il ruolo importantissimo delle forze sociali: quando nessuno si era ancora accorto dell’acutezza della crisi nel comparto proprio CNA Federmoda aveva lanciato l’allarme, poi dimostratosi reale. Purtroppo la politica non manca di ascoltare le imprese, in questa fase, ma non fornisce risposte soddisfacenti.
Su quale futuro si prospetta per la moda italiana dopo quindici anni in cui l’occupazione si è ridotta di un quinto si sono confrontati, a questo punto, il presidente di CNA Federmoda, Marco Landi, e i segretari generali di Filctem Cgil, Marco Falcinelli, di Femca Cisl, Nora Garofalo, e di Uiltec Uil, Daniela Piras.
Difficile fare previsioni in un momento così complesso dal punto di vista geopolitico ed economico. Di sicuro per provare a immaginare un futuro auspicabile per il settore bisogna tenere conto di alcuni elementi negativi. La moda è un settore ad alta intensità di lavoro (e quindi con margini contenuti), sconta una elevata presenza di attività irregolari, si trova a fronteggiare il progressivo invecchiamento della popolazione italiana che indebolisce il mercato interno. Ma esistono anche alcuni punti di forza del comparto sui quali poggiare. L’apprezzamento per la professionalità italiana è globale soprattutto per la fascia alta e a maggior valore aggiunto. Spaventano i dazi annunciati dagli Usa ma in compenso stanno crescendo le esportazioni in altre importanti aree del mondo, dall’Asia ai Paesi del Golfo. Nonostante i lunghi anni di crisi le imprese italiane sono riuscite a presidiare stabilmente i mercati internazionali.
“La moda italiana ha futuro e continuità – ha affermato Landi – rimaniamo la manifattura d’Europa per quanto attiene le produzioni di qualità, dobbiamo preservare questo patrimonio. Con le organizzazioni sindacali dobbiamo condividere un percorso di supporto a favore del lavoro, delle imprese, dell’occupazione. Le imprese italiane possono continuare a essere protagoniste sui mercati internazionali. Per farlo devono essere messe nelle condizioni di investire. Di conseguenza chiediamo una politica industriale che lo permetta. Oggi serve un sostegno anche sul fronte della liquidità, chiediamo allora misure per una politica del credito a supporto del sistema moda italiano, un decreto legge ad hoc – ha concluso il presidente di CNA Federmoda – per facilitare il credito al sistema moda”.
Questo articolo Moda, contro la crisi la politica faccia la sua parte è stato pubblicato su CNA.
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