“Nello scenario futuro aleggia il rischio di un’escalation commerciale tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina, che potrebbe coinvolgere anche le produzioni europee. La Sardegna, se si considera l’export di prodotti manifatturieri al netto del settore petrolifero, è la sesta regione italiana per esposizione verso il mercato statunitense, con oltre il 14% del fatturato estero registrato dai produttori isolani nel 2024. Il settore in assoluto più esposto è quello agroalimentare, uno dei principali bersagli delle politiche protezionistiche adottate dagli USA negli ultimi 15 anni. Il rischio è che, a causa di una difficoltà strutturale nella diversificazione dei mercati di sbocco, l’aumento dei dazi possa penalizzare enormemente i produttori agroalimentari sardi (soprattutto di formaggi e vini), che rischiano di subire danni economici significativi”. Con queste parole, Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale di CNA Sardegna, hanno commentato i dati di una ricerca del Centro Studi della Confederazione.
L’indagine, infatti, pur evidenziando una crescita importante dell’export sardo lancia l’allarme per le esportazioni agroalimentari sarde, messe a rischio dalle politiche protezionistiche annunciate dal rieletto presidente USA Donald Trump. Il mercato USA nel 2024 ha infatti assorbito oltre il 52% delle vendite di prodotti agroalimentari sardi e la ancora scarsa diversificazione dei mercati di sbocco potrebbe penalizzare non poco le imprese sarde.
Nel 2024, l’export sardo ha comunque registrato una significativa crescita, con un aumento del +9,6% nei primi nove mesi rispetto allo stesso periodo del 2023. Il valore totale delle esportazioni è salito a 5,4 miliardi di euro, con un incremento netto di oltre 460 milioni. Al netto delle esportazioni petrolifere, il progresso annuo raggiunge il +33%, evidenziando la solidità del comparto manifatturiero e agroalimentare.
L’agroalimentare si conferma uno dei pilastri dell’economia isolana, con una crescita del +9,6%. Tuttavia, il settore caseario, tradizionalmente centrale, ha registrato un rallentamento estivo, mentre il comparto oleario, il vitivinicolo e quello della pasta si sono distinti per performance positive. Anche il chimico-farmaceutico e la lavorazione dei metalli hanno segnato riprese notevoli (+67% e +80% rispettivamente).
Nonostante i numeri incoraggianti, la Sardegna rischia di subire l’impatto delle politiche protezionistiche degli Stati Uniti, particolarmente rilevanti per il settore agroalimentare. Gli USA hanno assorbito il 52% delle esportazioni agroalimentari sarde nel 2024, con una forte esposizione nei settori caseario e vinicolo. “La scarsa diversificazione dei mercati rende i produttori vulnerabili ai dazi”, sottolineano Tomasi e Porcu.
Il 2024 potrebbe chiudersi con un export totale vicino agli 8 miliardi di euro, confermando il trend positivo degli ultimi anni. Tuttavia, la necessità di diversificare i mercati rimane una priorità per tutelare l’economia isolana da possibili turbolenze internazionali.
Questo articolo Sardegna, l’export è in crescita, ma rischi dai dazi USA è stato pubblicato su CNA.
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