Sardegna, l’Ia taglierà (ulteriormente) l’occupazione

Nov 5, 2024News Nazionali0 commenti

L’introduzione dell’intelligenza artificiale e dell’automazione trasformerà l’economia della Sardegna, creando nuove opportunità in tutti i settori, ma mettendo a rischio numerosi posti di lavoro nelle mansioni più tradizionali. La CNA sarda ha stimato che nell’ipotesi di piena implementazione delle nuove tecnologie nei processi produttivi, in Sardegna il saldo occupazionale netto sarebbe nel complesso negativo, con una perdita di circa 59.253 posti di lavoro, il 10,3% dell’occupazione attuale: circa 105.620 posti di lavoro messi a rischio (18,3% degli occupati) contro 46.367 nuovi.

Lo si evince dal dossier del Centro Studi della CNA Sardegna che evidenzia di contro un effetto positivo dell’Ia sull’economia isolana. Nonostante una struttura economica poco industriale e incentrata su Pa, turismo, artigianato e agricoltura, l’Isola vedrebbe una crescita del valore aggiunto del +12,8%, pari a circa 5 miliardi di euro, ottenibile esclusivamente implementando, nel settore privato e nel settore pubblico, le nuove tecnologie di intelligenza artificiale per l’automazione e per l’ottimizzazione dei processi produttivi. I settori più vulnerabili sono quelli caratterizzati da un’alta percentuale di mansioni manuali e ripetitive, che possono essere facilmente sostituite da macchine o da altri sistemi di automazione, come l’industria, l’agricoltura o la logistica. Di contro, i settori legati alla digitalizzazione e all’innovazione tecnologica saranno motori di crescita occupazionale, come Itc, professioni ad alto valore aggiunto (stima del +41,1%), e attività finanziarie e assicurative (aumento potenziale del 31,9%).

“La chiave per governare questo processo cogliendo le opportunità e affrontando i rischi – evidenziano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna – è quella di investire in maniera efficace in formazione e riqualificazione professionale, sviluppando politiche per l’inclusione dei lavoratori nei settori emergenti, il riposizionamento dei lavoratori esclusi e promuovendo una strategia di sviluppo che integri sostenibilità e innovazione tecnologica, welfare attivo e welfare passivo. Ma per raggiungere questi obiettivi è necessaria la giusta visione strategica per anticipare i tempi”.

Leggi il dossier

 

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