Non c’è pace tra gli ulivi, è il caso di dirlo. Ogni nuova stagione olearia si ripresenta con problemi annosi mai risolti che assumono oggi i caratteri dell’emergenza tanto da invocare lo stato di crisi permanente del settore olivicolo-oleario italiano.
Lo affermiamo con forza da anni, noi di CNA Agroalimentare che con l’affiliata Aifo (Associazione italiana frantoi oleari) collaboriamo per la tutela del comparto e soprattutto dei frantoiani. C’è molto da fare e quel poco che si fa non è assolutamente sufficiente a ridare slancio competitivo a un settore e a un prodotto che dovrebbero essere il fiore all’occhiello dell’Italia. Infatti è sempre bene rimarcare come l’olio extra vergine di oliva sia un vero e proprio alimento ed espressione di numerosi aspetti valoriali lungo tutta la filiera, dal paesaggio al suo indiscusso valore salutistico-nutrizionale. Non solo l’Italia fa in questo la sua parte ma ha anche dimostrato nei decenni il proprio ruolo guida facendo scuola in tutto il mondo.
I nodi irrisolti sono tanti, troppi e le prospettive di sviluppo condannano il settore a una inarrestabile erosione dei margini di competitività che già quest’anno fanno scendere l’Italia al quinto posto in termini quantitativi. L’elenco è impietoso.
Dal 2013 si combatte una lotta senza fine e senza successo per l’eradicazione della Xylella fastidiosa, il batterio che ha falcidiato 22 milioni di ulivi nel Salento e che raggiungerà dimensioni nazionali se non dovesse arrestarsi entro breve. Contrari a ogni negazionismo che finora ha fatto solo colpevolmente perdere tempo a danno degli agricoltori e dell’intero comparto, ribadiamo la necessità di garantire investimenti più coraggiosi a favore della ricerca e dei frantoi (non solo agricoltori) che resistono nei territori infetti con enormi difficoltà.
Il Frantoio è al centro della filiera olivicola e la professionalità del mastro oleario garantisce la qualità dell’olio artigianale grazie ad un mix tra capacità proprie e uso sapiente delle tecnologie disponibili. A tale proposito, ai fini della migliore e più giusta tutela del prodotto finito a denominazione di origine, sosteniamo con Aifo la necessità di modificare il Dm 12.4.2000. Si tratta infatti di rivedere il criterio di rappresentatività dei consorzi di tutela per gli olii a denominazione di origine inserendo per la filiera dei grassi (oli) anche i frantoiani poiché il prodotto tutelato è pacificamente un prodotto trasformato.
La necessità di difendere e incrementare il patrimonio olivicolo nazionale deve diventare la priorità assoluta, anche per contrastare la pratica diffusa dell’abbandono di uliveti per scarsa redditività. Senza materia prima anche i frantoi (quindi i frantoiani) avranno vita sempre più dura, strangolati da un lato dai prezzi all’origine delle olive crescenti e dall’altro dalle pressioni dei mercati internazionali che, anziché attestarsi sui meccanismi naturali di funzionamento dell’economia reale, rispondono invece a logiche finanziarie di tipo speculativo imponendo prezzi e condizioni nell’indifferenza della filiera distributiva preoccupata solo di salvaguardare i propri margini di contribuzione. Questa situazione non è più tollerabile per il nostro settore che anno dopo anno perde pezzi. Il nostro grido d’allarme chiama a raccolta tutte le istituzioni e tutti gli attori della filiera per una presa di coscienza e per un’assunzione di responsabilità non più rinviabili. Un piano olivicolo serio con dotazioni finanziarie adeguate e azioni concrete conseguenti richiedono la massima accelerazione e la crisi climatica, sin troppo ignorata, pretende ora più che mai la massima attenzione.
Ribadiamo e rivendichiamo, in questo ampio processo di revisione, il ruolo strategico del frantoiano senza il quale l’Italia non sarebbe riconosciuta nell’Olimpo delle produzioni artigianali di qualità a livello mondiale, contribuendo fattivamente al Made in Italy autentico.
Francesca Petrini
presidente nazionale di CNA Agroalimentare
Questo articolo Olio Evo, riconoscere il ruolo strategico dei frantoiani è stato pubblicato su CNA.
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