Riciclo, Italia batte Europa 30 a 0

Ott 31, 2023News Nazionali0 commenti

Oltre 25 anni dopo il Decreto Ronchi, in ambito di rifiuti e riciclo, l’Italia è passata da una situazione emergenziale, a essere un Paese leader del settore a livello europeo. All’epoca in cui è stata avviata la riforma, nel 1997, l’80% dei rifiuti finiva in discarica. La raccolta differenziata dei rifiuti urbani non arrivava nemmeno al 10%. Mentre per quanto riguardava il comparto dei rifiuti industriali, soltanto il 21% veniva riciclato.

Oggi la situazione è praticamente ribaltata: nel 2022 le regioni italiane hanno riciclato 83,4% della totalità dei rifiuti (urbani e speciali). Un tasso di riciclo di oltre 30 punti sopra la media della Ue (52,6%) e ben superiore a tutti gli altri grandi Paesi europei, come Francia (64,4%), Germania (70%), Spagna (59,8%). A rivelarlo è il rapporto GreenItaly di Fondazione Symbola, Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne arrivato alla 14/a edizione.

Un cambio di passo che ha alimentato la crescita dell’industria italiana del riciclo diventata un comparto rilevante e strategico del sistema produttivo nazionale.

Infatti, sotto il profilo dell’occupazione, alla fine dello scorso anno le figure professionali legate alla green economy rappresentavano il 13,9% degli occupati totali, 3.222 mila unità. Nel 2022 i contratti attivati di queste figure sono stati pari a 1.816.120, il 35,1% dei contratti totali previsti nell’anno (circa 5,2 mln), con un incremento di 215.660 unità rispetto alla precedente rilevazione. Inoltre, nel quinquennio 2018-2022, sono state 510.830 le imprese che hanno effettuato eco-investimenti pari al 35,1% del totale ovvero più di 1 su 3.

Un eccellente risultato per la transizione ecologica e lo sviluppo di un’economia sempre più circolare, anche in vista degli obiettivi indicati nel Pnrr: rendere performante la filiera del riciclo con interventi volti a consentire il recupero delle materie prime seconde; implementare il paradigma dell’economia circolare, riducendo l’uso di materie prime di cui il Paese è carente e sostituendole progressivamente con materie prime seconde.

Satya Marino

(Ufficio Stampa CNA)

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