Erano in centinaia gli zampognari dell’alta valle del Volturno. Oggi se ne contano sulle dita di una sola mano. Tra loro ci sono Romeo e Fabio Ricci, padre e figlio. Siamo andati a trovarli a Scapoli, in Molise, per raccontarli in CNA Storie di dicembre. Portano avanti una antichissima tradizione, che trovava il clou in occasione della novena, cioè nei nove giorni a cavallo del Natale. Allora gli zampognari facevano tappa di casa in casa, portando con sé santini e cucchiare di legno. In segno di riconoscenza, le famiglie si raccoglievano al centro della casa, davanti al camino, per ascoltavano le melodie intonate dalle zampogne e dalle ciaramelle. Un momento atteso tutto l’anno. Chi accettava davano doni, come frutta e cibo. Purtroppo questa tradizione si è persa, come tante altre che stanno scomparendo. “E’ una tradizione che si perde nella notte dei tempi – racconta Fabio-. Una tradizione pastorale”.
Il binomio zampognaro/costruttore è un elemento caratterizzante di questo mestiere: perché il processo per trasformare un legno giusto in zampogna a regola d’arte si affina nota dopo nota e non solo fresatura dopo fresatura. E non può prescindere da una conoscenza approfondita del legno giusto. Per dire: rigorosamente legno di bosso e ciliegio rosso per una zampogna modello 25 in chiave di SOL. “E’ molto importante saper suonare e capire lo strumento che uno costruisce, perché dietro c’è uno studio enorme, a livello del legno, delle ance e di tante altre cose”.
Il binomio zampognaro/costruttore è un elemento caratterizzante di questo mestiere
Una tradizione di famiglia, di suonatori e di costruttori, che Fabio ha cominciato a toccare con mano sin da bambino: “frequentavo le piccolissime botteghe di mio nonni e di mio padre”. Oggi quel pullulare di botteghe, purtroppo, non c’è più, ricorda con rammarico Fabio. “Dovrebbero essere le amministrazioni a promuovere scuole per imparare a costruire questi strumenti”.
“In passato i costruttori riuscivano ad alimentare quella nicchia di zampognari che si avventuravano nelle città a portare questo strumento antico”. Già: varcare le soglie di un centro urbano era un’avventura. La versione evoluta di una tradizione nata come simbiosi tra natura, animali e pastori. Al seguito delle greggi, in origine, nei pellegrinaggi per le montagne, la zampogna li accompagnava con i suoni ancestrali. Custoditi da questi portatori solitari di un sapere antico e ricchissimo.
A cura di Paola Toscani
Questo articolo Videostoria: orecchio di musicista e mani di artigiano per la zampogna a regola d’arte è stato pubblicato su CNA.
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