“Come CNA Agroalimentare con Aifo, Associazione italiani frantoiani, nostra affiliata, esprimiamo molta preoccupazione per le sorti del settore olivicolo-oleario che non solo non cresce in termini produttivi, per cui accrescere il patrimonio arboreo risulta non più rinviabile, ma sembra stia perdendo il suo appeal sui mercati, soprattutto quelli internazionali. Urge dunque un ripensamento dell’intero settore e delle politiche che lo governano per realizzare una strategia di filiera di medio-lungo periodo. Il piano olivicolo-oleario rappresenta non soltanto un documento strategico con la descrizione degli impegni programmatici contenuti ma è uno strumento istituzionale di concertazione che trova nel tavolo tecnico la sua sostanza”. Così Francesca Petrini, presidente nazionale di CNA Agroalimentare e titolare a sua volta di un’azienda agricola specializzata nella produzione di olio di oliva, intervenendo alla riunione preparatoria per l’istituzione di un tavolo di filiera del settore olivicolo-oleario, tenuta al Masaf.
“Con Aifo – ha spiegato – condividiamo la necessità di superare l’idea che l’olio extra vergine di oliva abbia un posizionamento da commodity. Diciamo basta all’idea di utilizzare l’olio extra vergine come prodotto civetta all’interno della distribuzione organizzata che svilisce, sminuisce il valore del prodotto che non è più solo condimento ma vero e proprio alimento grazie alle sue caratteristiche organolettico-nutrizionali elevate. C’è ancora una scarsa percezione del surplus qualitativo da parte del consumatore pertanto è necessario favorire una maggiore educazione al gusto quindi maggiore cultura olearia”.
C’è olio e olio, insomma, e il legislatore in Italia e in Europa non può non tenerne conto.
“Inoltre non è più rinviabile – ha sottolineato – l’istituzione di un nuovo segmento di olio extra vergine: l’olio extra vergine artigianale. Questo nasce nel frantoio ed è commercializzato dal frantoiano che firma le bottiglie apportando accresciuto valore, conferito dalla percezione della filiera corta, dalla garanzia sugli aspetti qualitativi del prodotto riconducibili alla responsabilità e professionalità di un’unica figura aziendale: il Mastro Oleario.
Più di ogni altra figura lavorativa, il frantoiano si pone al centro della nostra attenzione data la sua centralità e responsabilità nel riuscire ad ottenere il miglior olio possibile, avendo una diversificata qualità della materia prima ed operando nell’ambito di un territorio ben preciso, nel rispetto di una tradizione che si evolve senza mai distogliere lo sguardo dalle nuove tendenze di mercato.
Non è solo una questione di macchine, di tecnologia ma di sapienza e di esperienza che devono comunque portare ad un prodotto con caratteristiche precise”.
Oggi, infatti, l’attività del frantoiano “richiede un complesso di cognizioni tecniche, capaci di modificare consapevolmente le caratteristiche chimiche, organolettiche e salutistiche dell’olio.
Pertanto, al fine di supportare la competitività e la redditività degli oltre 4mila frantoi italiani, chiediamo che vengano previste misure compensative urgenti, fiscali e finanziarie, finalizzate al recupero della marginalità in vista della prossima campagna olivicola. Inoltre chiediamo che vengano previste nella nuova Organizzazione comune di mercato – ha concluso Francesca Petrini – risorse specifiche da dedicare ad investimenti nel settore della trasformazione e commercializzazione, con finanziamento diretto alle aziende, in analogia a quanto già attuato per l’Ocm vino che vede quali beneficiari delle misure, non solo gli imprenditori agricoli ma anche le imprese di trasformazione”.
Questo articolo Petrini al Masaf: c’è olio e olio e il legislatore deve tenerne conto è stato pubblicato su CNA.
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